Sapori e Tradizioni Le tradizioni Carnevale
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Nell'ultima sera di Carnevale, "ad ora che tutti han terminato o stan terminando la cena", si sentivano per le strade i saluti di addio al Carnevale che se ne andava: Ciaone, Ciaone! !
Carnevale è a lu turrione! |
"Ciaone": è questo un termine ancora sconosciuto, nè si sa la sua origine; sembra significhi un osso bollito.
Suoni di piatti e di cocci e di catene accompagnavano i canti e gli schiamazzi, per lo più di giovani artigiani e braccianti, che attraversavano le vie dei vecchio paese, preceduti da sciami di ragazzi festosi.
Giunti presso l'uscio di qualche famiglia agiata, si fermavano fra immensi frastuoni bussavano.
Se la porta veniva aperta e veniva dato dei vino e, magari, pane e companatico, i giovani salutavano così il padrone di casa:
Quanti peli hanno i conigli, tanti anni faccia N. N. (e si faceva il nome) con tutti i figli!
Oppure gridavano:
“ A vui lu Ciaone, a nui lu maccarone ! ! ! "
Era questo segno evidente che volevano mangiare e bere.
E così fino a tardi andavano a bussare alle porte dei facoltosi con allegri schiamazzi e suoni di strumenti nostrani.
Se non si dava dei vino e dei cibo, rompendo i cocci che avevano fra le mani, inveivano con questo strano insulto:
Arrauglia, Arrauglia - a N. N. cadesse la cuglia - e se non gli piacesse - pure a li figli gli cadesse!
Seguiva un fuggi fuggi.
La festa dei Carnevale si chiudeva con una solenne ubriacatura.
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