Pro loco Caggiano
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Caggiano nel Mondo
Caggiano e Caggianesi
Nestore Caggiano
Caggiano nel Mondo
Sino alla fine degli anni 80’ il nome di Nestore Caggiano era noto agli studiosi del Novecento strumentale italiano e pressoché sconosciuto al grosso pubblico. Una sia pur esile memoria del suo lascito si era indubbiamente conservata, se nel 1969 la commissione per la musica sinfonica, lirica e da camera della RAI aveva raccomandato la radiodiffusione l’ouverture “Adelchi” di N. Caggiano.

Lo stesso anno l’Orchestra Sinfonica di Roma della RAI eseguì delle registrazioni a cura del Maestro Francesco Molinari-Pradelli, trasmesse dalla filodiffusione.

La vera riscoperta di questo autore fu merito di Carlo Vitali con il libro “Una promessa dimenticata del sinfonismo italiano: Nestore Caggiano” e dell’editore Bongiovanni, che ne pubblicò un cd contenente “Alla città di Ferrara”, “La tomba del Busento”, “Adelchi”, diretti dal Maestro Silvano Frontalini sul podio di volenterose orchestre polacche.

Il compito dei musicologi sarebbe stato infinitamente più arduo, e quello degli esecutori pressocchè impossibile”, senza il prezioso lavoro di censimento e revisione svolto da Adamo Carucci, caggianese doc, sui documenti autografi di Nestore Caggiano, custoditi con amorosa cura dagli eredi del maestro.

Carucci, insieme a Maurizio Cogliani, ha prodotto un imponente catalogo comprendente 75 numeri d’opera, oltre un grandissimo e toccante materiale epistolare della sfortunata e breve vita del maestro Caggiano.

Nella Biblioteca comunale di Caggiano ha costituito un archivio completo del “corpus” sinfonico e cameristico del musicista, con le lettere e i documenti che sono rimasti alla famiglia, nonché numerose esecuzioni registrate delle musiche di Nestore. I maestri Giani e Vizioli ne hanno eseguito quasi tutto il repertorio, anche nelle manifestazioni del ferragosto caggianese degli anni novanta.

Nestore Caggiano nacque a Caggiano il 18 novembre 1888. La madre, Anna Luisi, era casalinga, il padre Giuseppe era un artigiano proprietario anche di numerosi uliveti nei tenimenti di Caggiano e Pertosa. Nel proprio laboratorio artigiano Giuseppe aveva costituito una sorta di cenacolo culturale nel quale si eseguivano anche opere musicali.

Lo spirito culturale che si respirava in casa Caggiano è in qualche modo testimoniato dai nomi dei fratelli di Nestore: Vittorugo, Armida, Riccardo (chiaro omaggio a Wagner).

Questo ambiente ebbe un influsso durevole sulla formazione del compositore, nel cui orizzonte intellettuale rimarranno, variamente intrecciandosi, orgoglio nazionale, curiosità per la cultura transalpina, in specie germanica, e una certa vena individualistico-anarcoide.

Caggiano intraprese con tutta probabilità fin da piccolo lo studio dell’oboe, sicuramente incoraggiato dall’ascolto delle bande che accompagnavano le processioni alla numerose feste patronali che costellavano la vita di paese, e rompevano in qualche modo la monotonia di un evidente isolamento culturale.

Tale influenza sarebbe riemersa nelle sue partiture più significative, in cui il colore orchestrale si giova principalmente di una conoscenza perfetta della strumentazione per banda, disciplina di rara frequentazione e di incerta resa stilistica, che Caggiano non apprese mai in forma ufficiale, essendone assolutamente autodidatta.

Nel 1904 il sedicenne arricchiva le passioni adolescenziali con un sano pragmatismo: studente d’oboe nella classe di De Rosa al Conservatorio di San Pietro a Majella, oltre che di armonia complementare in quella di Daniele Napoletano, dimostrò un precoce talento per la composizione, tanto che un suo brano per violino e pianoforte, Rimembranze liriche, non sfuggì a Giuseppe Martucci, all’epoca direttore del conservatorio.

Martucci, paladino della musica strumentale e gran divulgatore nella penisola della produzione sinfonica di area germanica e dei drammi wagneriani, ebbe un peso decisivo nella formazione di Caggiano, che condizionò positivamente stimolandone l’interesse per il repertorio strumentale mitteleuropeo.

Incoraggiò subito il promettente allievo a scrivere ancora, e soprattutto lo incitò ad iniziare studi regolari.

Alla fine il giovane divenne uno dei suoi discepoli prediletti.

Nel 1906 Caggiano si diplomò in oboe, e si segnalò come prima parte nel Concerto civico di Roma e successivamente nell’orchestra del Teatro Quirino. Sempre come oboista partecipò anche a una tournée in Egitto, tuttavia fu proprio nella libera composizione che gli giunsero le prime gratificazioni.

Tra le composizioni più significative dei suoi esordi conto il Duetto lirico per soprano e tenore, ultimato il 23 ottobre 1907, su versi di Vittorugo Caggiano. Composizione assai carnale, ancorchè fortemente plasmata sui ritmi del componimento poetico. L’anno successivo fu ammesso alla composizione. Zampillava, inarrestabile, il flusso creativo: risalgono a quegli anni il citato poemetto biblico per voci e orchestra dal titolo “Perimus”, una suite settecentesca in quattro movimenti, l’”Adagio religioso”, ma soprattutto il “Corteo eroico” e il “Preludio sinfonico”. Questa decina d’anni fu di “lavoro notte e giorno; è una cosa da pazzi!... ne sono tanto contento però, quantunque esiga una fatica spaventevole… sono frastornato per il gran lavoro” scriveva alla famiglia. Nelle sue opere e nelle sue lettere si colgono la grande fatica dell’impeto culturale dell’epoca e il delinearsi, purtroppo, della dolente umanità dello sfortunato musicista.

Il 3 marzo 1918 morì a Caggiano, rifugiatosi nelle braccia della terra natia e della cara famiglia.

Testo tratto dal libro edito dalla Città del Sole, “Nestore Caggiano e il suo tempo” a cura di Maurizio Giani e suggerito da Adamo Carucci. Napoli, 2002.
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