Turismo Percorsi architettonici Chiesa di Santa Caterina
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La Chiesa di Santa Caterina, risale all’XI secolo ed era, anch’essa, dedicata al culto greco-ortodosso, come confermato dalla pianta a croce greca. Fu danneggiata dal terremoto del 1857 ed in parte recuperata agli inizi del XX secolo, con l’aggiunta di affreschi sulla volta del presbiterio. |
A suo interno conserva diverse opere di Nicola Peccheneda, datate 1769, tra cui: "Corpo di Cristo", "Martirio di santa Caterina", "San Carlo Borromeo", "Cristo che assolve l'adultera", "Conversione della Samaritana", e “Maria Santissima del Carmine e san Simone”. La chiesa di S. Caterina si trova alla parte estrema dei paese, verso "Marvicino". In origine apparteneva al clero ortodosso. Nei secoli, a causa di frequenti disastrosi moti sismici, subì danni, per cui più volte fu chiusa al culto.
Nell'ultimo grave terremoto dei 1857, l'ala sinistra e parte della facciata ad oriente subirono danni incalcolabili: una lapide sul muro interno ne ricorda il triste evento.
All'inizio di questo secolo, sotto la guida appassionata dei sacerdote D. Nicola Lamattina junior, la parte interna venne ripulita e la volta dei presbiterio arricchita con dipinti dei noto artista salernitano, il Prof. Avallone.
I vecchi e gli anziani ancor oggi ricordano con rimpianto le fastosissime funzioni religiose che si celebravano in questo tempio: erano funzioni che suscitavano entusiasmo e fede.
La chiesa era gremita di folla fino all'inverosimile: il suono grave dell'organo era accompagnato dagli estrosi violinisti e chitarristi nostrani: i signori Casalaspro Vittorio, Vincenzo Isoldi, Romagnano Carlo e tanti altri ancora presenti nel ricordo dei popolo.
L'armonia e l'incanto si spandevano per l'aria, allettando le nostre orecchie e commuovendoci.
La chiesa di S. Caterina è l'insieme di due cappelle ad angolo retto: la piccola ad oriente è lunga circa sei metri, larga poco meno, ed alta otto; l'altra più grande, a mezzogiorno, è lunga quasi diciassette metri, larga ed alta quanto la cappella minore.
Nel soffitto a cassettoni, con tela dipinta, si osservano tre capolavori settecenteschi dei Peccheneda: uno rappresentante il Corpo di Cristo, l'altro più grande, il martirio di S. Caterina, e il terzo San Carlo Borromeo. Sui muri laterali sì notano altri due quadri ad olio dello stesso autore; su quelle a destra è raffigurato il Cristo che assolve l'adultera; nell'altro, a sinistra, è la Conversione della Samaritana.
A settentrione, nella cappella minore, un'altra tela, anche dei Peccheneda, rappresenta Maria SS. dei Carmine e San Simone.
Nel Presbiterio è l'altare maggiore, opera pregiata in marmo "screziato” che per la sua graziosa forma e ricercatezza di lavoro, non disgiunta da grandiosità, figurerebbe degnamente in una cattedrale. (Da D. Alessio Lupo).
Su di esso si apre la nicchia con la statua di S. Caterina, tutta in legno, incoronata con un artistico diadema di argento. L'altare di S. Carlo è dello stesso marmo dell'altare maggiore; su quello dell'apostolo S. Mattia si nota una tela rappresentante il Santo, opera dei pittore Muccioli di Salvitelle (1604) tela deperita e accantonata, poi distrutta. Vi sono altri altari ma di scarso valore artistico, edificati da privati.
Nel 1861 la chiesa aveva in custodia oggetti d'argento per circa 10 Kg. alcuni dei quali di ottima fattura.
Nella sacrestia è un'artistica cassa funebre, ricca di intarsi, con scene tratte dal Vangelo, opera dei Cav. Cafaro Fortunato.
Il 15 luglio 2001, alla presenza del ArciVescovo Metropolita di Salerno, Mons. Gerardo Pierro, con una solenne cerimonia che ha festeggiato i 50 anni di sacerdozio dell’Arciprete don Vittorio Lamattina, la chiesa di Santa Caterina è stata riaperta al culto dopo i restauri dei danni subiti dal sisma del 23 novembre 1980.
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